I giornali hanno dato ampio spazio al ventennale della scomparsa del difensore
Un ricordo ancora vivo, e non potrebbe essere altrimenti: in molti hanno portato il loro omaggio a Vittorio Mero a vent’anni dalla scomparsa, in quel 23 gennaio 2002 in cui il difensore squalificato quel giorno morì in un incidente sulla A4 mentre il resto della squadra stava per scendere in campo a Parma. Ieri il Giornale di Brescia ha pubblicato una lunga intervista ai familiari di Vittorio, la moglie Monica e il figlio Alessandro (nato nel 2000). Di seguito un estratto.
AFFETTO – Monica: “Ho l’immagine di quando arrivammo in piazza Paolo VI (per i funerali, ndr): mai vista così tanta gente. Un conto è se vai allo stadio, hai la percezione dello spazio, ma in quel giorno c’erano migliaia e migliaia di bresciani in piazza, nelle vie, appicciati l’uno all’altro per gridare al cielo il nome di Vittorio. Credo che in questi 20 anni non ci sia stata una sola partita senza un coro per lui. E’ un sentimento enorme, un messaggio impagabile, potessi abbracciare tutti i tifosi lo farei”.
CASA – Alessandro: “Sabato ho sentito i brividi sapendo che mio padre ha giocato lì, perché so che un tempo Brescia è stata casa mia e in fondo ancora lo è. Ho la percezione che la passione del calcio me l’abbia in qualche modo trasmessa, pur non essendo presente. Qualsiasi persona incontro oggi per strada mi dice solo una frase: tuo padre era fantastico, l’emblema della simpatia. Ho avuto un rapporto forte col calcio, ci ho giocato per anni, trequartista o ala sinistra quindi qualche metro più avanti di lui”.
