Nei quattro anni di gestione Cellino il Brescia ha avuto ben undici allenatori diversi; solo Corini ha resistito per più di un anno intero
Era già noto per essere un presidente mangia allenatori ancora prima del suo insediamento a Brescia: dall’agosto 2017 però anche all’ombra del Cidneo hanno imparato a fare i conti con Massimo Cellino. Durante la sua gestione infatti si sono succeduti ben undici allenatori diversi, praticamente una squadra di calcio.
Ha iniziato Roberto Boscaglia, esonerato dopo dieci giornate per far posto a Pasquale Marino e richiamato poi nel finale di stagione, prima di lasciare l’incarico ad Ivo Pulga per quattro giornate. Nella stagione successiva, la prima con Cellino al timone dall’inizio, la scelta è ricaduta su David Suazo, esonerato anch’esso dopo appena cinque partite. Il successore fu Eugenio Corini, l’allenatore più longevo negli ultimi anni: la sua cavalcata verso la Serie A e la riconferma l’anno successivo (tra addii e ripensamenti) fruttarono ben 52 panchine complessive al nativo di Bagnolo Mella.
La continuità nel progetto però è una parola ignota a Cellino che decise di affidarsi prima a Fabio Grosso e poi a Diego Lopez per cercare la salvezza in massima serie e ricostruire la squadra in vita del prossimo campionato di Serie B: missione ampiamente fallita e altro giro di allenatori. Si arriva così a quest’anno dove tra Luigi Delneri, l’uruguaiano stesso, Davide Dionigi, Daniele Gastaldello e Pep Clotet si sono succeduti ben cinque tecnici diversi.
Basti pensare che negli stessi anni di gestione del presidente sardo, il Cittadella ha sempre confermato lo stesso allenatore, Venturato, conquistando sempre un posto nei playoff e quest’anno arrendendosi solamente in finale contro il Venezia. Vedute e stili diversi, il migliore lascio a voi stabilirlo.