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Tal Banin e l’avventura al Brescia: “Porto nel mio cuore Brescia, la città e ogni persona che ho conosciuto”

L’ex centrocampista israeliano racconta il suo percorso e l’avventura in biancazzurro

L’ex centrocampista del Brescia Tal Banin ha festeggiato i 50 anni. L’israeliano si racconta in un’intervista rilasciata al quotidiano Bresciaoggi parlando del legame con l’Italia, di Corioni, di Pirlo e della sua avventura con il Brescia.

IL LEGAME CON L’ITALIA.Mi chiamò un procuratore che non conoscevo per chiedermi se avessi voluto giocare in Italia: quasi non ci credevo. Perché sono cresciuto con il mito dell’Italia. Ho visto gli azzurri vincere il Mondiale ’82 che ero solo un ragazzino e da lì ho sempre tifato Italia. Ricordo il gol di Tardelli in finale e, se ci ripenso, ho ancora i brividi in corpo. Poi in quel gruppo c’erano Alessandro Altobelli e Paolo Rossi, che ho poi conosciuto e con i quali ho avuto ottimi rapporti nel corso degli anni. Non sono solo campioni, ma persone speciale. Sono molto addolorato per Paolo“.

L’ARRIVO A BRESCIA.Eravamo in ritiro in Austria e questo procuratore mi chiamò una notte per chiedere di poter uscire: c’era una squadra di Serie A che si era interessata a me. Finito il ritiro, anziché tornare in Israele comprai un biglietto per Milano. Ad aspettarmi c’era Alessandro Quaggiotto: siamo andati sul lago di Garda con questo agente per parlare con il presidente Corioni: in 10 minuti avevamo trovato l’accordo. Mi dissero di non dire nulla a nessuno e così feci. Ma appena atterrato in Israele la notizia era già di dominio pubblico“.

L’AVVENTURA IN BIANCAZZURRO.E’ stata stupenda nei tre anni che ho passato a Brescia. Dispiace solo per il mio ginocchio: ho sempre giocato con continuità ma avevo problemi con la cartilagine. Quello che è rimasto sono le sensazioni meravigliose che ho vissuto e la possibilità di aver condiviso lo spogliatoio con grandi giocatori e persone straordinarie con le quali sono tuttora in contatto. Penso ad Adani, ai gemelli Filippini, Hubner, Pirlo, Filippo Galli, Kozminski, Pavarini e anche Raducioiu. E poi c’era anche Mero: ero molto amico di Vittorio. Porto nel mio cuore Brescia, la città e ogni persona che ho conosciuto. Aver avuto la possibilità di giocare in Serie A in quegli anni è un sogno non riesci a immaginare. Ogni squadra che affrontavi era ricca di campioni. Ma ricordo con piacere la partita con l’Empoli. Segnai il mio primo gol in Italia e regalai la mia maglia a fine partita a un ragazzo israeliano molto malato che era venuto allo stadio a vedere la partita. Oggi sta meglio, è diventato avvocato e siamo molto amici“.

SU CORIONI.Era un presidente appassionato, leale e un profondo conoscitore del calcio. Era più di un presidente, perché aveva sempre una buona parola: quando è morto ho pianto. Sono sempre stato in contatto con lui e, oggi, ancora con la sua famiglia“.

IL BRESCIA DI OGGI.Seguo la squadra, vedo le partite e faccio il tifo per il Brescia. Squadra e piazza hanno un potenziale molto importante“.

L’INCONTRO CON ANDREA PIRLO.Ero arrivato in ritiro solo da un paio di giorni e con noi c’era un giovane ragazzo di nome Andrea. Mi bastò vederlo in allenamento per capire che avevamo di fronte un grande campione. Mia moglie era in attesa del nostro primo figlio e non conoscevo la storia di questo ragazzo. Ma sapevo che un giorno avrei raccontato a mio figlio che avevo avuto l’onore di giocare con lui“.

 

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