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Clotet a Brescia, Gianluca Nani: “Credo che Cellino lo conosca più di tutti”

Pep Clotet sarà il nuovo allenatore del Brescia e per conoscerlo meglio il Giornale di Brescia ha intervistato un ex dirigente biancoblù che ha lavorato in Inghilterra

L’ex dirigente del Brescia Gianluca Nani, che in passato ha lavorato anche in Inghilterra, è stato contattato dal Giornale di Brescia per un’intervista su Pep Clotet, il nuovo allenatore del Brescia.

CHE ALLENATORE E’.So chi è, ma in tutta onestà non posso rilasciare giudizi su di lui perché quando ha operato come primo allenatore al Birmingham, cioè nella scorsa stagione, tutto era già chiuso per l’emergenza sanitaria e non poter vedere il suo modo di lavorare dal vivo non mi permette di rilasciare un parere. Non sarebbe né corretto, né professionale, soprattutto nei suoi confronti“.

CLOTET VICE DI MONK.So che tipo di allenatore è Monk ovvero un classico tecnico inglese molto pratico, attento alla fase difensiva e votato alle seconde palle, scavalcando il centrocampo. Un tipo di gioco che però, quando Monk subentrò al Birmingham fece molto bene, portando ottimi risultati. Ma questo non vuol dire che Clotet ne ricalchi tatticamente i passi: mi viene da pensare che, come tutti gli spagnoli, sia un allenatore che tenda a costruire il gioco da dietro. In fondo, nonostante la giovane età, ha già diversi anni di svariate esperienze alle spalle“.

COSA PUO’ AVER COLPITO CELLINO.Beh, credo che Massimo Cellino lo conosca più di tutti avendoci lavorato ai tempi del Leeds. E se l’ha scelto, credo che abbia valutato che possa avere le caratteristiche giuste per il Brescia“.

SITUAZIONE COMPLICATA.E’ palese che non è la situazione ideale, ma credo che nessun presidente, nemmeno Cellino, si diverta a cambiare in continuazione. Se si arriva a questo, è perché le cose non vanno per il verso giusto. Secondo me l’allenatore va giudicato non solo per i risultati, ma per il lavoro che fa, il clima che crea, il feeling che ha con la squadra. Va cambiato solo quando questo feeling finisce e manca comunicazione. E spesso, in queste situazioni, basta una scintilla per ripartire: l’importante è stare vicino alla squadra e remare tutti dalla stessa parte“.

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