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Capitale italiana della vergogna

Vergogna: non tanto per la retrocessione, ma per le scene vissute dentro e fuori dal campo che hanno fatto il giro di tutta Italia

Retrocedere si può. Fa male, ma è il calcio. E dopotutto se non riesci a battere una squadra come il Cosenza che fa due tiri in porta in centottanta minuti, è più che meritata. E’ meritata anche per tutto il campionato disputato con le scelte scellerate di un presidente che ha cambiato quattro allenatori e che deve rendersi conto di non essere più in grado di fare calcio.

Ma è meritata soprattutto per la vergogna che tutta Brescia ha provato dopo aver subito il gol di Meroni al novantacinquesimo. Con ancora trenta-quaranta secondi da giocare e la squadra in attacco (bastava un gol per portare la partita ai supplementari) un gruppo di ultras ha lanciato fumogeni in campo facendo irruzione sul terreno di gioco.

Scontri con la polizia e giocatori costretti a rintanarsi negli spogliatoi per oltre venti minuti prima che l’arbitro Massa ha deciso di sancire la fine delle ostilità. Magari. Gli scontri sono infatti proseguiti all’esterno del Rigamonti con scene da guerriglia: sirene su sirene, macchine parcheggiate che prendono fuoco, petardi rivolti verso il settore ospiti e spettatori costretti a restarsene intrappolati dentro l’impianto.

Stessa sorte per i giocatori e per i loro famigliari che solo dopo l’una e mezza di notte hanno potuto lasciare il Rigamonti. La pagina più brutta vissuta dell’arena cittadina: non tanto per la partita, ma per la vergogna che certi ultras hanno fatto provare a tutta Brescia. Ora che si fa? Non bisogna di certo lamentarsi se il Rigamonti non è mai pieno se una volta che fa il tutto esaurito accadono queste cose.

E soprattutto non lamentiamoci se nessun imprenditore investe in questa società. Scene come quelle di ieri sera sono da condannare e purtroppo è Brescia a rimetterci. L’unica cosa certa è la Lega Pro: il futuro è nero, più che mai. La pagina di storia scritta ieri è da dimenticare al più presto: ora bisogna risorgere dalle proprio ceneri, ieri si è toccato il punto più basso possibile.

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