Lo storico agente di Roberto Baggio, Vittorio Petrone, ha rilasciato un’intervista in cui ha raccontato il mondo del Divin Codino
Un’amicizia nata nel 1994 dopo la delusione del Mondiale americano: Vittorio Petrone si occupava di motivazione e tramite un amico e la fede buddista comune e la fede buddista ha incontrato Roberto Baggio. Come racconta al Corriere dello Sport lo storico del manager del Divin Codino ha trascorso quasi tutta la sua carriera al suo fianco.
Restando sul piano dei brand, Petrone svela che Baggio è ancora richiestissimo: “Moltissime aziende sarebbero disposte a versare cifre importanti per la sua immagine o per qualche corso sulla motivazione e sulla sofferenza: ma Robi, anche da buon veneto, preferisce i fatti ai discorsi e non ama la notorietà.”
L’agente svela anche un retroscena sulla puntualità: “Ai tempi del Milan il ritrovo per gli allenamenti era fissato per le 14:30 con Braida e Galliani che non ammettevano ritardi; Baggio si presentava sempre con quasi due ore di anticipo soltanto per fermarsi davanti ai cancelli di Milanello per firmare gli autografi ai tifosi senza dover scappar via di corsa.”
“Non si è mai sentito una persona conosciuta in tutto il mondo, eppure Moratti un giorno mi confidò che nonostante abbia comprato i migliori giocatori quando viaggia il nome che tutti conoscono è quello di Roberto Baggio. Roberto non è fragile, ma umile: fuori dal campo una persona normalissima, ma quando c’era da giocare diventava d’acciaio.”
“Godeva nell’aiutare la squadra: per Baggio era meglio fornire un assist piuttosto che segnare. Adesso segue ancora il calcio e guarda qualche partita, ma soprattutto sudamericane; è annoiato del movimento italiano perché vede troppi muscoli e tattica e poca fantasia.”