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Giuseppe Iachini: “Il Brescia può risalire. Quella biancazzurra è una pagina bella della mia carriera”

“Alti e bassi, ma la squadra è di certo competitiva. E’ un campionato anomalo che cambia in un attimo, la terza vittoria consecutiva può essere la svolta”

L’allenatore Giuseppe Iachini, che con il Brescia ottenne la promozione nel 2009/10, ha rilasciato un’intervista al Bresciaoggi. L’ex tecnico delle rondinelle ha analizzato la situazione attuale dei biancazzurri e del torneo cadetto.

IL CAMPIONATO DI B.Il campionato di Serie B non è finito. E’ un torneo anomalo, strano, che ti può sempre far risalire ma anche precipitare. E tutto sommato mi sembra che sia ancora tutto da decidere. Discorso che riguarda anche il Brescia, che può ancora scrivere la sua storia“.

LA STAGIONE DEL BRESCIA.Alti e bassi, ma dopo la retrocessione succede di ritrovarsi in posizioni di classifica che in avvio di stagione non erano preventivabili. In B ti devi calare bene, se non indossi la tuta giusta non è facile. E tutti gli avversari contro il Brescia vogliono fare la partita dell’anno, giustamente: vieni dalla A, sei il Brescia. Se perdi una partita e pensi di poter rientrare facilmente, se non ti dai una mossa ti accorgi che non rientri più. Devi corazzarti. Il Brescia può risalire e giocarsi tutto ai playoff. Se a Frosinone ottiene la terza vittoria di fila può svoltare, ma serve una mentalità da Serie B. Ora mi pare che abbia imboccato la strada che porta lontano. Sono felice perché quella biancazzurra è una pagina bella della mia carriera: sono rimasto legato, farò sempre il tifo per il Brescia”.

PAROLA D’ORDINE: LAVORO. L’ESEMPIO E’ AYE’.L’anno scorso non riusciva a incidere ma è straniero, non possiamo pretendere che uno arrivi in un Paese che non conosce e si ambienti in pochi mesi, a Platini ne servirono 10… Poi ci sono le categorie: la A è una cosa, la B un’altra. Ma Ayé si è adattato, è cresciuto, migliorato e adesso è un bomber. La sua storia è un invito alla pazienza, da parte di tutti. E Ayé prova che correre, pressare, mettercela tutta in partita come in allenamento è la vita giusta per diventare calciatori. Nessuno può pensare di gestirsi nel calcio di oggi: si pensi a Lukaku e Lautaro, a quanto lavorano per la squadra“.

 

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