La conduttrice di Dodicesimo in campo dice la sua su calcio moderno e mondo ultras
In un’intervista a Tuttosport la conduttrice dello storico programma di Seilatv (e in passato di Retebrescia) Dodicesimo in campo, Milva Cerveni, ha parlato di diverse tematiche legate al calcio di oggi e anche della passione per il Brescia in vista del ventesimo “compleanno” della trasmissione.
PREGIUDIZI. “Il mondo degli ultras è molto chiuso, i pregiudizi hanno aumentato in chi ne fa parte la sensazione e il rischio di essere fraintesi: io, invece, ho sempre creduto molto nella comunicazione e per questo ho scelto di raccontare i fatti da un’altra prospettiva. Inizialmente era coinvolta solo la piazza bresciana, oggi invece do voce a tutte le piazze d’Italia”.
SPORT POPOLARE. “Mi ferisce vedere come il calcio si stia trasformando in uno sport d’élite, mentre invece dovrebbe tornare alle sue origini di sport popolare, in cui una domenica mattina soleggiata una famiglia decide di comprare biglietti facilmente reperibili e aun prezzo ragionevole. L’esatto contrario di ciò che accade oggi”.
LA PRIMA PARTITA. “Fu un’amichevole contro il Napoli di Maradona, nel 1987. Vinsero loro, ma il Brescia riuscì a segnare un gol: io ero nel settore a fianco della curva, ricordo che rimasi affascinata dalla reazione degli ultras, da quel modo di esultare così condiviso. Insomma, mi sono innamorata prima della curva che del calcio”.
GIOCATORE SIMBOLO. “Nonostante abbia giocato pochissimo qui, per me è Roberto De Zerbi, bresciano doc che da piccolo frequentava la curva: sarebbe un sogno vederlo sulla nostra panchina, anche se non credo succederà”.
