Un amarcord che lascia sia amarezza che rabbia
Nel day after di Brescia-Cosenza, la mente torna all’estate del 2017, 10 agosto per la precisione, quando Massimo Cellino diventò il nuovo proprietario del Brescia Calcio. “Vi porterò fuori dalla mediocrità”: questo il messaggio principale di quella conferenza. Ormai sei anni dopo l’acquisto del club da parte dell’imprenditore sardo, la squadra è retrocessa in C con un solo passaggio nella massima serie. Il patron si augurava di emulare (e addirittura superare) i risultati dell’Atalanta, parole che oggi fanno malissimo.
“Una pazzia – disse Cellino nel 2017 -, ma la commetto con grande convinzione. Da una piazza che mi è sempre stata a cuore, in cui si può fare calcio seriamente. I tifosi sono simpatici, anche se forse un po’ pochi: facendo le cose bene, con la forza dei risultati, potranno diventare di più. E più siamo, più ci divertiamo. Voglio ringraziare Marco Bonometti, senza di lui Brescia non sarebbe rimasta a questi livelli nel calcio. Non serve troppo tempo per rifondare una società. L’anno scorso seguivo il Brescia, l’ho visto giocare tante volte e ho detto tante preghiere perché si salvasse. Quest’anno le preghiere non sarebbero bastate: non vedo l’ora di darmi da fare”.
Clotet, Aglietti, di nuovo Clotet, Possanzini e, infine, Gastaldello. Questa la successione sulla panchina stagionale del Brescia, che la dice lunga su un’annata disgraziata. E oggi, quelle dichiarazioni del 2017, fanno ancora più male.