La zona nevralgica ridisegnata da Pep Clotet si rivela il segreto della vittoria contro il Como.
Il tecnico catalano non rischia van de Looi (uscito malconcio da Frosinone) e getta dal primo minuto Labojko. Il polacco è stato una diga in fase di non possesso e, rispetto all’olandese, ha mostrato maggior disinvoltura nella gestione del possesso palla. Però chi ha rubato la scena è stato Nicolas Galazzi, libero di svariare, partendo da sinistra ha armato il suo mancino come non mai. Una visione di gioco spaziale e delle geometrie uniche. Resta il dubbio sulle motivazioni per cui un giocatore del genere fosse impantanato in LegaPro. Certo, una rondine non fa primavera e una prestazione non può consentire di emettere giudizi definitivi, ma la tecnica del giocatore è indiscutibile.
A centrocampo sono protagonisti in modo differente anche Bisoli e Bertagnoli, quest’ultimo autore del gol-partita. Tanto basta (e avanza) per collocare il classe ’99 tra i migliori. E poi svetta il capitano, Bisoli, un diesel che alla distanza prende il sopravvento sugli avversari. Un equilibratore del reparto nevralgico che nel finale è preziosissimo nella gestione del possesso. In più di una circostanza consente alla squadra di rifiatare e interrompere il forcing lariano.
Nella ripresa, il triplice cambio complica un tantino le cose. Gli infortuni nel primo tempo hanno concentrato in un unico slot tutte le sostituzioni. Fuori Galazzi e Labojko, la squadra ha cambiato fisionomia troppo rapidamente. Questo però non è un demerito per Viviani e Benali che hanno mostrato qualità ed esperienza. Il Como si è gettato all’arma bianca, le caratteristiche dei biancazzurri sono cambiate nel momento più delicato della partita e quindi si è patito un tantino di sofferenza (considerato l’uomo in più). Però con gli ultimi innesti e con la sorpresa Galazzi ci sono molti motivi per essere soddisfatti.