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Cinque anni dalla scomparsa di Gino Corioni, il ricordo del figlio Fabio: “Amava il Brescia più della sua famiglia”

Guardiola e Corioni

Fabio Corioni, figlio dell’ex presidente del Brescia Gino Corioni, ricorda il padre a cinque anni dalla sua scomparsa

L’8 marzo del 2016, dopo una lunga battaglia contro la malattia, l’ex presidente del Brescia Gino Corioni si spegneva. A ricordare il padre, in un’intervista al Giornale di Brescia, è stato il figlio Fabio.

UN LUSTRO DALLA SCOMPARSA, CHE ANNI SONO STATI?Di consapevolezza della sua importanza. La sua mancanza ci ha uniti ancora di più. Il suo nome è sempre legato all’azienda nella quale tutto parla ancora di lui. Il suo ufficio è una specie di mausoleo e a volte ci ritroviamo lì per fare le riunioni di famiglia pensando che lui magari darà un occhio“.

IL BRESCIA IL SESTO FIGLIO.Ho sempre detto ai giocatori che loro erano trattati meglio di noi figli. Tra l’altro papà è sempre stato criticato per la sua gestione familiare, ma è grazie a questa che campioni come Baggio e Guardiola l’hanno così amato. Era difficile fargli cambiare idea perché il suo presupposto era: “la mia idea è sempre quella giusta”. Purtroppo quando è andato in difficoltà si è affidato a gente che in realtà non voleva davvero trovare delle soluzioni“.

LA PERCEZIONE DELLA PIAZZA DOPO CINQUE ANNI.Come tutte le persone che hanno fatto grandi cose nella vita è stato amato e odiato. Io credo che il tifoso si sia reso conto di cosa significhi un presidente di passione. Lui amava il Brescia più della sua famiglia. Diceva “è una pazzia come ho gestito il Brescia”. Si rendeva conto dei suoi errori. Ma l’amore per il calcio e per il Brescia andava oltre. Ha dato tutto. Era malato da moltissimo e l’epilogo era scritto, ma come è andata a finire col club, gli ha di sicuro accorciato la vita“.

QUALE IL DIFETTO?Coincide esattamente col pregio: il grande cuore. Lui mischiava l’aspetto professionale con quello umano e invece occorre anche essere cinici. Per esempio lui, tranne gli allenatori, non mandava via nessuno. Metteva sempre le persone davanti a tutto“.

VI SENTITE IN PACE CON IL BRESCIA?E’ difficile sentircisi verso una realtà che fino a un giorno prima è stata la sua vita e poi è andata come è andata. Spiace anche che chi si è trovato i Tonali e i Cistana ci abbia fatto istanza di fallimento… Ma sì, la pace la vorremmo tutti: la mia famiglia è stata travolta da uno tsunami. Papò negli ultimi tempi diceva “sono io il problema” per questo gli imprenditori bresciani non vogliono fare calcio con me. Si è visto bene che il problema non era lui che è stato molto amato dal popolo ma non dai potenti “perché sono figlio di un contadino”. La sua eredità? Il suo modo di vivere, la lealtà. Il suo motto era “devi voler essere felice” nonostante le avversità“.

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