L’attaccante nega di essersi rivolto a Obi con epiteti razzisti. Interviene la Procura
Nessun provvedimento del giudice sportivo per Michele Marconi dopo i fatti di Pisa-Chievo, ma la vicenda non sembra destinata a concludersi qui. Come riporta La Gazzetta dello Sport, infatti, Procura federale ha subito aperto un fascicolo e questa mattina sarà a Veronello per sentire – oltre a Joel Obi – anche Luca Garritano, che ha dichiarato di aver percepito la frase incriminata (“la rivolta degli schiavi”), il team manager Pacione e il segretario generale Edoardo Busala.
MARCONI RESPINGE LE ACCUSE. L’attaccante nerazzurro ha negato l’accaduto con questa difesa, riportata dalla rosea: “Sono sicuro soltanto di una cosa. Io non ho insultato nessuno, tantomeno utilizzando epiteti che possano definirsi ‘razzisti’. La mia vita, privata e professionale, parla per me: il mio testimone di nozze è una persona di colore, ho moltissimi amici e ho avuto compagni di squadra di colore. In campo ero nervoso, così come i miei compagni, per l’atteggiamento degli avversari che dall’inizio della gara continuavano a protestare su tutto e come sempre ho difeso le mie ragioni. Tutto qui. Non accetto di essere strumentalizzato, peraltro su un tema così delicato e importante come il razzismo che è una piaga che va estirpata dalla società e dagli stadi. La lotta al razzismo va combattuta realmente, non usata per condizionare un risultato o un arbitro come fatto dal Chievo negli spogliatoi e durante tutta la gara. Per tutto questo chiedo rispetto, per me e per la società che rappresento“.
L’EPISODIO. Vibranti le proteste dopo l’intervallo dei dirigenti del Chievo, che aveva addirittura minacciato di non tornare in campo. Il Pisa ritiene invece l’intera vicenda una strumentalizzazione, atta ad esercitare pressioni sul direttore di gara affinché espellesse Marconi. Secondo i nerazzurri il centravanti si sarebbe rivolto a Rigione, e non a Obi. In tal senso, le parole di Giovanni Corrado, responsabile dell’area tecnica del club toscano, non fanno altro che gettare ulteriore benzina sul fuoco: “Siamo una società seria e rispettata che dà importanza ai valori etici e di fair-play realmente, con iniziative concrete, e non solo nei comunicati. Quindi condanniamo ogni forma di razzismo e non è certo il Chievo, visti alcuni precedenti sul piano dell’etica sportiva, a poter essere un esempio“.