Riguardare una partita così è deleterio, soprattutto il secondo tempo. L’illusione della rimonta, prima della beffa finale clamorosa. Ma ero incuriosito da un dato che dopo un attento studio si è rivelato assurdo. Si gioca sempre meno a calcio all’interno di una partita e in Brescia-Cosenza il dato è eloquente.
Ho scelto di analizzare personalmente il secondo tempo della partita di ieri. Si sono giocati, tabellino alla mano, 52:24 minuti: al triplice fischio finale il timer segnava quelle cifre. Ma il pallone, in tutta la seconda frazione di gioco, è stato “attivo” solo per 25:48 minuti. Quasi la metà.
Il Brescia doveva rimontare, il Cosenza a tratti ha provato a chiudersi, la partita si è innervosita e l’arbitro non ha saputo gestire le perdite di tempo; tanti fattori. E le perdite di tempo non devono essere un’attenuante a questa sconfitta, ma valutando bene quello che si è visto in campo qualcosa ha inciso.
Inoltre dopo il gol del 2-3 di Charlys al momento di riprendere il gioco, l’arbitro Santoro ha espressamente detto ai giocatori che si sarebbe giocato un minuto in più. Vero, così si è fatto, peccato che nell’azione successiva il gioco sia stato fermo per oltre quaranta secondi per una gomitata ricevuta da Bjarnason con annesse proteste. Quindi, il minuto è stato letteralmente “eseguito”, ma non effettivamente giocato.
Queste cose capitano in sempre più partite, e non va bene per lo spettacolo e per il futuro del calcio. Mi permetto un appello: cosa aspettiamo a introdurre il tempo effettivo o trovare una qualsiasi soluzione?