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Salvi: “Ancora oggi ho il cuore a mille passando dallo stadio”

Il protagonista del primo video per i 110 anni è l’ala degli anni Sessanta e Settanta, bresciano doc

Egidio Salvi, ex ala destra nato nel 1945, è stato intervistato dalla società per l’avvicinamento ai 110 anni della fondazione del Brescia Calcio. Il video, pubblicato sul canale Youtube della squadra, è stato girato allo stadio Rigamonti. Salvi giocò sempre nel Brescia, tranne una stagione al Napoli e l’ultimo anno di carriera alla Romanese in D. Di seguito un estratto delle sue parole.

GLI INIZI“Ancora oggi passando davanti allo stadio ho il cuore a mille ripensando a tutte le “battaglie” che ho fatto. La mia avventura iniziò all’oratorio, non c’erano i centri sportivi di oggi: se tornavi a casa con le scarpe rotte le prendevi anche dai genitori. Il mio primo tesseramento fu a 12 anni, mi vide uno dei primi osservatori. C’era ancora il vecchio Stadium, dove esistevano le “forche” per la coordinazione, feci poi tutta la trafila”.

L’ESORDIO“La prima convocazione a 18 anni fu una sorpresa, non giocavo nemmeno nel campionato De Martino delle riserve. Un sabato nel 1964 venne un dirigente a casa mia, non ero ancora maggiorenne. Io pensavo “cosa ci faccio qui?” L’allenatore Renato Gei mi disse: devi giocare, manca Raffin, l’ala titolare di allora. Da lì in poi una lunga carriera finita solo a 35 anni, quando ero “fuso”.

IL CUCCHIAIO – “L’emozione più grande fu la sfida salvezza con il Catania (nel 1977, ndr). C’era da tirare un rigore, nessuno voleva farlo, andai io sul dischetto da capitano e feci il cucchiaio imitando Panenka. Sivori è sempre stato il mio idolo, anche se era una mezzala, il “fenomeno” nel mio ruolo per me era Meroni”.

IL CALCIO DI OGGI E DI ALLORA – “Oggi i giocatori più vicini al ruolo di ala vera e propria sono Insigne e Boga. La mia caratteristica migliore era dribblare e crossare dal fondo: il calcio di allora non aveva le “fasi”, i terzini non salivano. Tanti allenatori hanno voluto “inventare”, mettendo le mezze ali sulle fasce ma il calcio resta quello e infatti oggi cercano tutti le ali anche se magari le fanno giocare a fasce invertite. Una volta correvamo 3 km in una partita, oggi se ne fanno 10″.

I TIFOSI“Spero che tornino allo stadio, il periodo del Covid non è stato calcio vero. I tifosi sono in fermento, vogliono tornare, bisogna stare attenti ma con le dovute cautele lo stadio va aperto. Tranquilli, il prossimo anno tornerete a tifare per la vostra squadra”.

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