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Gli ex biancoblu: “La Superlega toglieva meritocrazia”

In ballo la possibilità di “vivere favole” e l’aumento del divario grandi-piccole

Due “bandiere” del Brescia contro il progetto, che per ora pare naufragato, della Superlega. Li ha intervistati Bresciaoggi: si tratta dell’ex capitano Stefano Bonometti e di Antonio Filippini. Per il primatista di presenze in biancoblu “i club vogliono giocare tra grandi e spartirsi il bottino ma facendosi così non si rendono conto che le serie inferiori declineranno. La B non conta più nulla e la C ancor meno, la formula che hanno presentato rischiava perfino di sminuire la Serie A. Il vivaio è fermo, senza giovanili non c’è campione. Senza quel tipo di cultura non ci sarà campione. Questo i grandi club non l’hanno capito”.

DAVIDE CONTRO GOLIA – Duro nel giudizio anche il tecnico della Pro Sesto: “La Superlega era un progetto messo insieme da club che spendono più di quello che guadagnano. Pensavano di fare come al casinò: non hai soldi? Te li fai prestare e se va bene li restituisci. Andrebbe invece rivisto il sistema. Finché c’è qualcuno disposto a fare follie per i giocatori non va bene. La Superlega avrebbe rotto il mercato e soprattutto tolto meritocrazia. Il bello dello sport è che Davide può vincere contro Golia. E il suo significato è tramandare i valori dai padri ai figli, vivere l’emozione, il sogno. E tramandare le belle storie come quella del Leicester, ad esempio”.

 

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